Uno scenario ricorrente nelle applicazioni web è quello in cui la pagina, mediante JavaScript e XmlHttpRequest, accede a dei dati consumando un servizio REST.
In questo scenario, per attenuare i rischi derivanti da attacchi di tipo "Cross Site Scripting" o "Man in the middle", i browser applicano una restrizione, detta same-origin, per assicurare un livello di sicurezza adeguato e scongiurare gli attacchi citati.
Tutto questo si traduce, in sintesi, nell'impossibilità di accesso dati esposti da un servizio REST-based sul dominio www.myPublicAPI.com, da parte di un'applicazione web esposta su un dominio diverso, ad esempio www.myWebApp.com.
Esistono diversi workaround per aggirare la restrizione same-origin, uno è JSONP ovvero JSON with Padding. Questo espediende consiste nell'iniettare uno script, esposto come risorsa remota su un dominio differente. Tipicamente si tratta di una risorsa fittizia, rappresentata da una response costruita server-side (ASP.NET, PHP, etc) contenente codice Javascript + dati JSON, entrambi vengono utilizzati client-side, nella pagina richiedente, per servire la richiesta iniziale.
Fin dalla versione 1.2, JQuery supporta questo workaround fornendo una sintassi semplificata, simile a quella utilizzata nelle normali richieste AJAX, per effettuare una richiesta JSONP:
$.getJSON("www.myPublicAPI.com?value=12345&callback=?", function(rawData) {
//Todo: gestire i dati ritornati
});
il parametro callback è opzionale e consente di specificare una funzione personalizzata, da richiamare in seguito al completamento della richiesta JSONP, nell'esempio si è fatto ricorso ad una funzione passata direttamente come parametro del metodo getJSON.
Per avere evidenza di quanto illustrato, è sufficiente utilizzare un tool come Fiddler (http://www.fiddler2.com), per analizzare la response ottenuta richiamando una risorsa JSONP, ad esempio:
http://api.flickr.com/services/feeds/photos_public.gne?tags=desmo16&tagmode=any&format=json&jsoncallback=myCustomName
Con HTML5 si ha facoltà di disabilitare la restrizione same-origin, consentendo chiamate AJAX verso domini differenti, a patto di includere nella response (prodotta "server-side") contenente i dati l'header Access-Control-Allow-Origin in cui sono specificati i domini autorizzati ad effettuare chiamate.
Riprendendo l'esempio citato in apertura, la response prodotta dall'ipotetico servizio REST www.myPublicAPI.com, dovrà contenere l'header:
Access-Control-Allow-Origin:www.myWebApp.com
Oppure, se s'intende esporre pubblicamente l'api, senza alcuna limitazione (ma con tutti i rischi del caso), sarà sufficiente specificare:
Access-Control-Allow-Origin:*
La specifica prevede anche altri due headers:
- Access-Control-Max-Age: indica l'intervallo di tempo (in secondi) in cui mantenere in cache la response
- Access-Control-Allow-Methods: indica esplicitamente quali metodi HTTP sono autorizzati, in particolare serve per autorizzare PUT e/o DELETE, in quanto i metodi GET, POST, HEAD sono autorizzati di default.
La specifica completa è disponibile qui: http://www.w3.org/TR/cors/
Commenti
Per inserire un commento, devi avere un account.
Fai il login e torna a questa pagina, oppure registrati alla nostra community.
Approfondimenti
Utilizzare Container Queries nominali
Esporre un server MCP esistente con Azure API Management
Esporre i propri servizi applicativi con Semantic Kernel e ASP.NET Web API
Analizzare il contenuto di una issue con GitHub Models e AI
Popolare una classe a partire dal testo, con Semantic Kernel e ASP.NET Core Web API
Centralizzare gli endpoint AI Foundry con Azure API Management
Creare una libreria CSS universale - Rotazione degli elementi
Abilitare automaticamente il force push di un gruppo su Azure DevOps
Introduzione ai web component HTML
Utilizzare la funzione EF.Parameter per forzare la parametrizzazione di una costante con Entity Framework
Creare una libreria CSS universale: Clip-path
Gestione CSS in Blazor con .NET 9


